Le parole di questo articolo sono state battute attraverso la tastiera di un computer portatile e compaiono in tempo reale su di uno schermo da 13 pollici. Il computer ovviamente è attaccato ad una presa di corrente, perché la sua batteria deve ricaricarsi dall’utilizzo intensivo fatto nelle ore precedenti.
Di fianco a me ho uno smartphone, che ogni tanto si illumina non appena riceve una notifica e che di tanto in tanto richiama la mia attenzione. Le notifiche ovviamente dipendono da dati che lo smartphone scarica da internet, il cui collegamento continuo è garantito dal ruoter non troppo lontano.
E’ sera, quindi la luce accesa sopra il tavolo è d’obbligo, mentre in sottofondo la lavastoviglie sta andando e continuerà ad andare per un po’ dato che ho avviato il programma silenzioso, che al netto di una durata di lavaggio elevata garantisce una ridotto rumorosità.
Questo lungo preambolo per dire che il filo conduttore di buona parte delle nostre vite ruota attorno al consumo di energia elettrica, che mantiene attivi o accessi elettrodomestici, lampadine e dispositivi informatici, ma che ovviamente ha una filiera piuttosto lunga che parte dalla sua generazione e poi segue un lungo percorso per incanalarsi al voltaggio desiderato nelle nostre case, uffici, scuole, ospedali, eccetera…
Senza energia elettrica una casa è invivibile, un posto di lavoro è inutilizzabile, insomma ne siamo completamente dipendenti…
Un report pubblicato a inizio anno dalla International Energy Agency (IEA)1 ritiene che nei prossimi 3 anni ci sarà una crescita vertiginosa del consumo di energia a livello mondiale, dovuta a condizioni economiche favorevoli, trainate si stima dall’economia digitale. E purtroppo nonostante l’Unione Europea veda un segno “-” di fronte al consumo di energia, segno che si riuscirà sempre più a produrre energia da fonti rinnovabili e riciclarla sempre più, ci sono altre zone del mondo come India e Cina dove l’aumento è esponenziale, e siccome il cambiamento climatico riguarda l’intero pianeta è evidente che ciò va a detrimento di tutti.
Sempre il rapporto International Energy Agency (IEA) include per la prima volta un focus sul consumo di energia legato ai data center, le gigantesche server farm che conservano i nostri dati, gestiscono blockchain e criptovalute e in anni recenti anche gli algoritmi di intelligenza artificiale. Essi sono responsabili del consumo del 2% di energia nel 2022, che potrà sembrare poco ma è l’equivalente di quanto usato dal solo Giappone, la cui economia è ancora una delle più importanti al mondo.
L’Intelligenza Artificiale Generativa, trainata da Chat-GPT, richiede un consumo di energia assai elevato, perché i suoi server non solo sono disponibili e al lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ma richiedono prima energia per essere allenati e poi altrettanta per essere interrogati dagli utenti e creare testi, immagini e ultimamente anche video. Per fare un esempio, allenare il modello di Chat GPT-3 ha richiesto 1300 megawatt-ora (MWh), corrispondenti al consumo annuale di 130 case statunitensi2. Ma poi ovviamente più ricerche facciamo, più il consumo aumenta, e stimando un consumo di 2,9 watt-ora a ricerca e 9 miliardi di ricerche giornaliere, ecco allora che in un anno avremo il consumo di energia della città di Milano (circa 1 milione e mezzo di abitanti)3.
Sembra un tunnel senza fine: più ricerche facciamo, più energia consumiamo, più dati diamo in pasto all’algoritmo e più l’algoritmo si sviluppa, permettendo quindi di migliorare le ricerche future e potenzialmente di permettere sempre maggiori ricerche. E’ un circolo vizioso, che si può interrompere solo tramite un utilizzo consapevole dello strumento. In Francia la chiamano “Sobrietà Digitale“4, un invito a pensare se ogni nostra azione digitale possa essere effettuata in modo diverse, in maniera meno energivora, salvando ad esempio un file in locale anziché nel cloud (i cui server richiedono energia e acqua per funzionare ed essere raffreddati), oppure limitando le ricerche tramite Chat-GPT solo a ciò che l’IA sa fare meglio (generare contenuti) e rivolgersi ad altri portali per domande più semplici, ricette, compiti di matematica, e così via. Ridurre il numero di device in circolazione e quindi connessi a Internet è un altro modo per ridurre il nostro impatto sui server, così come chiedersi prima di ogni acquisto di un nuovo gadget connesso se la sua variante analogica è comunque efficace per soddisfare i nostri bisogni (abbiamo bisogno di un frigorifero che rinfreschi i cibi o un amico chiacchierone che conosce migliaia di barzellette?).
La salvaguardia del pianeta non passa soltanto attraverso il riciclo e la raccolta differenziata, ma comincia anche dalle nostre abitudini e dalle comodità informatiche che l’evoluzione tecnologica ci ha permesso di avere e delle quali molto spesso abusiamo…
- https://iea.blob.core.windows.net/assets/6b2fd954-2017-408e-bf08-952fdd62118a/Electricity2024-Analysisandforecastto2026.pdf
- https://arxiv.org/pdf/2211.02001.pdf; https://www.theverge.com/24066646/ai-electricity-energy-watts-generative-consumption
- https://ourworldindata.org/safest-sources-of-energy; https://www.vox.com/european-union
- https://www.culture.gouv.fr/en/Thematic/ecological-transition/Adopting-digital-sobriety-in-the-management-of-cultural-structures
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