Impossibile vivere senza smartphone oggigiorno, vero? A occhio e croce ognuno di noi ha in questo momento uno smartphone in tasca, sulla scrivania o proprio sul palmo della propria mano. E probabilmente nel cassetto del comò ce ne è almeno un altro, non si sa mai metti che si rompe all’improvviso. O forse ce ne sono 2…
Insomma se in Unione Europea siamo in 500milioni, 1 miliardo circa di smartphone sono un quantitativo da non sottovalutare! E infatti qualche anno fa proprio l’Unione Europea è corsa ai ripari con il Regolamento 2023/16701, i cui effetto si iniziano a vedere nelle vite di tutti i giorni.

Prima di tutto una rassicurazione: noi cittadini non dobbiamo fare nulla, non dobbiamo correre a sostituire i nostri smartphone. Anzi l’obbligo imposto ai produttori va proprio nella direzione contraria, estendere la vita utile di un dispositivo hardware e fare sì che la sostituzione sia meno frequente, così da limitare l’impatto ambientale.
Proprio come i computer, infatti, mettere in commercio un nuovo prodotto “costa” al nostro pianeta ingenti risorse per estrarre le materie prime, effettuare la produzione di massa, trasportarlo nei negozi e infine anche smaltirlo correttamente.
Pertanto gli smartphone oggi in commercio devono soddisfare dei requisiti più stringenti dei modelli precedenti e garantire standard di progettazione e produzione di un certo tenore.
Ecco cosa chiede l’Europa a Samsung, Apple, Google, Xiaomi, Oppo eccetera:
- Maggiore resistenza della scocca causata da danni accidentali
- Protezione dei componenti principali da acqua e polvere
- Maggiore durata delle batterie, devono garantire un deterioramento massimo del 29% dopo 800 cicli di ricarica (se lo ricarichiamo 1 volta al giorno sarebbero 2 anni e mezzo)
- Possibilità di essere smontato e riparato. Oggigiorno per semplificare i processi di produzione (e risparmiare sulla manodopera) molte aziende preferiscono incollare o integrare quanti più componenti possibili, con il problema che se si rompe una minima parte ecco che bisogna sostituire gran parte del dispositivo quando non acquistarne uno nuovo! Ecco perché il nuovo Regolamento richiede una maggiore riparabilità con componenti da sostituire disponibili entro 1-2 settimane massimo e fino a 7 anni dopo il termine della commercializzazione in Europa
- Almeno 5 anni di aggiornamento del sistema operativo e di sicurezza, contro una media attuale di 2
- Nessuna protezione software impossibile da aggirare per riparatori professionisti, laddove oggigiorno certe aziende specie quelle con della frutta morsicata sulla scocca, impediscono l’accesso a determinate impostazioni, obbligando l’utente a dover spedire il telefono al centro assistenza ufficiale, magari lontano e costoso, per interventi minimi e veloci
Insomma un intervento legislativo a tutto tondo, che pone un freno a certe comodità di cui le multinazionali si sono approfittate e in grado di aiutare sia noi utenti sia il nostro prezioso ambiente!
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